Tamburi Batà

Il più grande è l’Ija, il medio l’itotele, il piccolo l’okonkolo.
L’okonkolo assieme all’itotele costituisce l’ossatura ritmica
la “clave” dei batà, mentre l’iJa effettua le “chiamate” cioè le “partenze” del toque e poi può improvvisare sul tema iniziale.
Possono essere batà consacrati oppure “aberinkula” cioè non consacrati.
Adesso dirò cose forse meno note, anche se non svelerò segreti, che non posso svelare…
Dentro i tamburi consacrati, specialmente nell’Ija, risiede l’oricha Aña.
Le membrane sono bagnate nel liquido segreto dell’omiero consacrato da dei babalawo in una cerimonia speciale sotto lo sguardo benevolo di Osain.
Possono suonarlo solo gli omoAña, che hanno una loro gerarchia e devono avere la caratteristica di non essere mai stati il “caballo” di qualche santo
cioè di non essere mai entrati in trance durante un bembè (festa religiosa).
I nuovi santeri devono sempre essere “presentati” ai tamburi batà consacrati dopo la cerimonia del Kari-Ocha, cioè dell’Asiento, del farsi santo.
Ce ne sono pochissimi di batà consacrati nel mondo, quasi tutti negli Stati uniti e a Cuba, quindi si raggruppano i nuovi santeri per presentarli in un’unica cerimonia.
Tale cerimonia viene effettuata per ore, a volte molte ore, nelle quali gli OmoAña devono assolutamente suonare senza mai smettere.
Durante queste cerimonie si esegue una sequenza di toque ben precisa senza canto che è l’”oru seco” o “oru igbodu” che inizia sempre con i guerreros:
cioè nell’ordine Elegguà, Oggun, Ochosi… etc etc… sino a chiudere con l’oricha dell’asiento.