Babalù Ayè

BABALÚ AYÉ (BABALÚ AIYÉ)
ORICHA/SANTO San Lazzaro
SESSO Divinità maschile
CARATTERISTICHE Padrone delle malattie (vaiolo, lebbra, malattie veneree e affezioni cutanee); amante di Ochún
ORICHA/COLORE Violetto
ORICHA/NUMERO 17
ORICHA/MALATTIA Vaiolo, lebbra, colera, affezioni cutanee, malattie veneree, embolia, paralisi, gastrite, cancrena, Aids
ORICHA/ANIMALE Montone, colomba, gallo, gallina nera, cane
GIORNO DELLA SETTIMANA La domenica
FESTA 17 dicembre

BABALU AYE porta le stampelle , due cani che sono i suoi eterni compagni, una borsa dove mette le elemosine, il crepitacolo con cui annuncia il suo arrivo, e una spazzola di palma .
E’ miracoloso, giustiziere, severo, vendicativo, implacabile con chi non segue i suoi consigli o non mantiene le promesse fatte.
Cammina ingobbito, ha braccia e gambe irrigidite con il corpo coperto di piaghe.
Percorre il mondo predicando la misericordia, la compassione, portando aiuto agli ammalati e curandoli con i suoi rimedi.
Questo Orisha normalmente si riceve, ma può prendere possesso della testa tramite YEMAYA’ .
Con questo Orisha non si può scherzare, non lo permette come fanno altri. I suoi messaggeri sono le mosche e le zanzare.
La sua casa-tempio è costituita da due tegami di terracotta simili a quella di ELLEGUA’ , una serve da coperchio all’altra.
I suoi vestiti di tela di juta si possono abbellire con pezzi di tela viola che è il suo colore. La sua collana è di solito di perle bianche rigate di blu o di nero, o di perle nere, a seconda della sua strada.
I suoi animali preferiti sono : caprone, colomba , gallo, gallina nera e cane.
Alcune delle sue piante preferite sono: sesamo, arachide, tutti i tipi di fagioli, mais, miglio, rosmarino, bambù selvatico, tifa , albero del sebo.
Si considera figlio di Naná Burukú. Babalù Ayè è la divinità che ha a che fare con il vaiolo, la lebbra, le malattie veneree, in generale le affezioni della pelle, le epidemie, le menomazioni ed è colui che ci protegge anche da embolie, paralisi, colera, problemi gastrici, cancrena (si dice anche dall’Aids) e altro ancora. I suoi messaggeri sono mosche e zanzare, perché portano in giro le malattie.

Babalù è anche colui che aiuta chi soffre, il santo a cui tutti chiedono la grazia della guarigione e l’aiuto negli stati di malessere fisico, di problemi di salute propria o di persone care.

La raffigurazione di Babalù Aye, infatti, è quella di un mendicante storpio, coperto di piaghe, vestito solo di una poverissima veste. Il suo colore è il porpora vescovile e il suo numero è il 17.

Nel ballo arriva trascinandosi come un malato, avvolto su se stesso e, solo nel finale, dopo aver simulato una specie di rito di “limpieza” (pulizia), col suo attributo un “Ajà” (mazzo d’erba), poi si solleva da terra.

I suoi cammini:

Agrániga-Omobitasa:Amante di Yemayà. Il più vecchio dei Babalù.
Asajuano-Asyoricha: Il più giovane dei Babalù.
Ayanó: A lui si prega per allontanare le epidemie.
Chakuata-Agróniga: cammino di Yonkó e molto antiguo.
Altri dei supi cammini sono: Awojonú, Shakpan, Asoyí, Atimaya, Ayamú, Metanta, Asojano, Abeolomi, Chopono, Ayanise, Nikem Babalú Borilá, Babalú Aguadatisa y Afimayé.